99 Posse ancora in forma. Leggi la recensione del live alla Casa della Musica

(fonte: Internet)

L’Isola a Bologna, l’Onda rossa a Roma e la 99 a Napoli. Tre posse, importanti realtà musicali nate con l’espansione nazionali dei centri sociali ad inizio anni ‘90. E dovrei ricordare di case occupate, scontri nelle manifestazioni, slogan e contrapposizioni forti, dopo gli anniL’Isola a Bologna, l’Onda rossa a Roma e la 99 a Napoli. Tre posse, importanti realtà musicali nate con l’espansione nazionali dei centri sociali ad inizio anni ‘90. E dovrei ricordare di case occupate, scontri nelle manifestazioni, slogan e contrapposizioni forti, dopo gli anni ’80…dove era difficile uscire vivi, come diceva il cantante. live report di Giuseppe Piscino

Mentre guido per una città sempre più abbandonata a se stessa, penso che per scrivere una recensione di un concerto della 99 posse, non si possa almeno citare, a mò di flashback, fotogrammi della loro storia e di una generazione che li ha seguiti dal loro primo disco, dove si professavano rossi come le pummarole, dentro e fuori.

E così entro alla “casa della musica” e vedo tanti under 20, qualche ragazza accompagnata dai genitori e qualche mamma che spinge un carrozzino e penso di nuovo agli anni ’90 di Persico e soci: la stella a cinque punte con base l’asso di bastone, Meg che stecca al Leoncavallo, la droga, il carcere, la manifestazione del 25 aprile 1994 sotto la pioggia a Milano, il tour dell’adunata sediziosa (con Alma e Bisca), la lettera al Presidente, i concerti del primo maggio, il favoloso cd live “incredibile opposizione”, i video all’avanguardia.
Generazioni a confronto, come sabato notte in un luogo totalmente inadatto alla musica. Spiace dirlo, ma le note, le parole dovrebbero avere un’acustica degne, sempre, di chi le canta e suona…ed invece la terza città d’Italia, non ha una struttura decente da dedicare ai concerti.

A differenza della loro prima uscita dal 2002, a settembre a piazza Mercato, la band ha ripreso a girare a pieno regime ed in cento minuti di concerto ha lasciato spazio ai contenuti, badando come sempre al sodo.

L’ex Aretuska, Siracusa, alle chitarre, de Rosa alle percussioni, Marino alla batteria e Ricci alle tastiere hanno accompagnato  Messina, Iovine ed un “Zulù” di nuovo in forma splendida. La posse napoletana, in questo tour, predilige, come incipit, brani dalle venature soft come “Avrei voluto conoscervi”, “ Vulesse”, “Povera vita mia” e man mano che i minuti passano accelerano sempre più, da un “Children of babilon” a “Napoli” dove Luca Persico si lancia in un’invettiva contro la camorra e lo Stato immobile e connivente, passando per “Rappresaglia” dove lo spirito dei Mogwai aleggia dalle parti degli effetti curati da Messina.

Musica e parole contro i problemi che attanagliano la nostra nazione e non sembrano passati decenni dalle loro prime apparizioni. La realtà quotidiana sembra ripetersi, più nel male che nel bene ed “Italia a mano armata”, la loro ultima nata, evidenzia una delle poche “novità” in negativo, quella delle ronde in giro per le città.
Il concerto prosegue, con i soliti problemi di acustica attraverso le spettacolari “La gatta mammona”ed “El pueblo unido”  e con una coda finale fatta da “Salario garantito” ed “O’ documento” che fanno saltare i duemila presenti. Sembra un piccolo terremoto a Fuorigrotta, poi accade che tutto si fermi, ci sono un po’ di parole sull’odio e parte una chilometrica versione di “Rigurgito antifascista”.

E’ il delirio totale e mi auguro che la gran parte delle persone che saltano, dimenandosi come ossessi contro chi è servo dei servi dei servi dei servi, quando arriverà nella vita a posti di responsabilità, non penserà al loro particolare, ma alzeranno lo sguardo, cercando sempre l’unità d’intenti. In genere non accade quasi mai, ma stasera ci piace pensarlo, mentre la 99 posse saluta con il sorriso sulle labbra.

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